ANNO 14 n° 119
VELENI SUI CIMINI - In corso i primi sopralluoghi
La polizia provinciale ''avvistata'' ieri mattina nei castagneti. Eppur si muove, forse
19/06/2013 - 04:00

VITERBO – Incredibile ma vero: questa mattina, di buon'ora, una pattuglia della polizia provinciale è stata ''avvistata'' mentre si aggirava nei castagneti dei Cimini. Che siano scattati, sebbene con un ritardo ingiustificabile e inqualificabile, i controlli per smascherare gli avvelenatori seriali che spargono illegalmente fiumi di inutili fitofarmaci? Forse è proprio così. Sembra infatti che dopo il giro di perlustrazione, la pattuglia si sia recata nella sede di due rivenditori della zona e si sia fatta consegnare i nomi di coloro che hanno acquistato i fitosanitari negli ultimi mesi. E si sarebbero addirittura informati sui luoghi in cui sono stati eseguiti, lo scorso aprile, i lanci i torymus sinensis, l’antagonista naturale del cinipide del castagno, per la cui introduzione, iniziata oltre tre anni fa, sono state spese cifre ragguardevoli.

Secondo quanto si è appreso, la pattuglia della polizia provinciale avrebbe anche riscontrato un paio di casi in cui l’irrorazione dei castagneti non era segnalata con gli appositi cartelli prescritti dalle norme in materia. Mettendo così a repentaglio la salute di chi si fosse trovato a passare nei paraggi, soprattutto nelle ventiquattro ore successive allo spargimento dei veleni. E anche quella degli animali domestici e selvatici.

I rumors, inoltre, vorrebbero che anche altre autorità preposte a far rispettare il provvedimento della Regione Lazio che impone per due anni il divieto di usare i fitofarmaci nel raggio di un chilometro dal luogo di rilascio del torymus sinensis, si starebbero attivando. In particolare il Corpo forestale della Stato. Ma ormai i tempi sono pressoché scaduti in quanto chi ha deciso di irrorare illegalmente i castagni lo ha già fatto o lo farà nei prossimi due-tre giorni. E’ vero che si potrebbero sempre prelevare delle foglie e dei campioni di terreno per accertare la presenza di sostanze tossiche, ma il danno ambientale è ormai fatto.

I paesi dove si starebbe per concentrare l’attenzione delle autorità di controllo sono Canepina, Vallerano, Carbognano, Caprarola, Soriano nel Cimino e San Martino al Cimino. In pratica l’epicentro della produzione di castagne nel Lazio. Ma si tratta di iniziative sporadiche, scollegate tra loro, spesso improvvisate, che difficilmente potranno ottenere risultati seri. Se si vuole evitare di alterare in modo irreparabile un ambiente di altissimo pregio, ricco di falde acquifere, disseminato di attività turistiche, serve una cabina di regia che disponga e coordini i controlli in tempi utili. Soprattutto è necessario far capire a chi agisce fuori legge che non potrà più contare, come è avvenuto finora, sull’impunità e sull’ignavia delle istituzioni. Chiudere la stalla dopo la fuga dei buoi è un esercizio che può servire a salvare in parte la faccia, ma non la coscienza e, soprattutto, le responsabilità davanti alla legge.

 





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